Rivive a Calatafimi l'Eneide di Francesco Vivona
Eneide Virgilio traduzione Eneide traduzione Vivona Francesco Vivona vita poesia e opere Virgilio opere Virgilio Calatafimi Segesta letteratura latina Virgilio Enea
Eneide di Virgilio nella versione poetica di Francesco Vivona - Fare click per chiedere informazioniIl Centro Studi “Francesco Vivona”, presieduto e diretto con encomiabile dedizione e con ammirevole impegno dal prof. Leonardo Vanella, commemora il maggiore interprete dell’Eneide virgiliana prof. Francesco Vivona nel 140° anniversario della nascita e nel 70° anniversario della morte. L’insigne umanista, già docente di Letteratura Latina nell’Università di Roma, sarà ricordato da tre relatori (il prof. Antonino De Rosalia, il prof. Renzo Vento e il prof. Renato Lo Schiavo) che nel pomeriggio di sabato 25 novembre 2006, nell’aula magna della locale Scuola Media, interverranno su una delle ultime opere di Francesco Vivona, le epistole in versi «All’amico Giuseppe Foderà», ristampate per l’occasione dal benemerito sodalizio vivoniano. È motivo di amarezza il perdurante disinteresse da parte dell’Amministrazione Comunale, che da circa un decennio sembra aver cancellato dal proprio calendario qualsiasi iniziativa tendente ad onorare la memoria del più illustre tra i figli di Calatafimi.
Le versione dell’Eneide di Francesco Vivona, in uso in tutte le scuole italiane fino a poco tempo addietro, è ritenuta dalla critica la più aderente al testo latino e quella che meglio interpreta l’anima virgiliana. In essa rivivono le imprese di Enea e il suo duplice soggiorno nella Sicilia occidentale dove il condottiero troiano seppellisce il padre Anchise e successivamente, in coincidenza con l’anniversario della sua scomparsa, indice i solenni ludi novendiali, cui partecipa tra gli altri Elimo, eroe eponimo del popolo anatolico che qui aveva trovato accogliente sede.
L’incontro di Calatafimi si propone inoltre di ricordare la figura di Giuseppe Foderà, avvocato e letterato di Castellammare del Golfo che a Francesco Vivona fu sempre legato da vincoli di profonda amicizia. Foderà, morto drammaticamente il 6 giugno 1950 a San Vito Lo Capo all’età di 59 anni, fu anche collaboratore di «Cronache Scolastiche», una rivista romana dell’editrice Ausonia che per vari decenni ebbe larghissima diffusione in Italia. Uno tra gli articoli (aprile 1940) reca il titolo “L’interprete di Virgilio”. Ne riportiamo integralmente il testo perché la sua diretta lettura permette di meglio conoscere il pensiero di Foderà sull’opera di Vivona.
«Parlando di traduzioni, poche volte, si ha ragione di dire che l’opera tradotta è anche del traduttore. L’Eneide è anche di Francesco Vivona.
Virgilio non è uno dei tanti scrittori illustri della letteratura latina. Per ragioni particolari di tempo, di ambiente e di temperamento egli ha creato un’opera nella quale sono impressi ed espressi tutti i motivi di un mondo vecchio in declino e di un mondo nuovo sorgente. Anima piena di umanità delicata, di sensibilità aperta a tutte le bellezze e le seduzioni della natura e dell’arte, spirito riflettente in sé i motivi dell’umano e del divino, Virgilio ebbe un sentimento e un pensiero della vita che richiedevano e trovarono in lui una parola esteticamente e spiritualmente singolare. La parola di Virgilio ha non soltanto un pregio plastico di adesione e di riproduzione, ma una illuminazione radiosa e complessa che viene dalla sua vita interiore, e da un certo presentimento del mondo nuovo che l’oriente preparava a quello pagano in disfacimento. Virgilio sta fra queste due epoche, in maniera che egli, pur rimanendo per certi aspetti figlio del vecchio mondo, è l’annunziatore ed anche l’iniziatore del mondo nuovo.
Una personalità umanamente e artisticamente così differenziata aveva bisogno di un interprete fedele. La traduzione della sua Eneide non poteva né doveva essere un passaggio di contenuto da una lingua in un’altra o il semplice rilievo di bellezze estetiche, ma una raffigurazione completa dell’opera attraverso il suo spirito, fatta da uno spirito affine. Per una traduzione che richiedeva la venatura personale dell’autore non bastava valore umanistico, ma occorreva affinità, fraternità, amicizia che riscaldassero un interprete con lo stesso calore. Francesco Vivona prima ancora di dedicarsi a Virgilio era un virgiliano; forse lo era prima ancora di conoscerlo. La stessa bontà, la stessa dolcezza, la stessa pietà, la stessa coscienza morale nell’intendere, nel concepire e fondere insieme, nella parola adatta, i motivi della vita e dell’arte; anzi nel concepire l’arte come espressione e missione di vita. Questa visione unitaria della vita e dell’arte dànno al poeta latino e al traduttore cristiano un carattere di religiosità edificante, senza pregiudizio per l’arte stessa. Anzi il sentimento religioso, che accompagna l’opera virgiliana e la sua traduzione vivoniana, dimostra sempre più come l’ideale artistico, pur essendo scrupolosamente realizzato, si avvantaggia di una certa luce intima dell’artista che segna la spiritualità della sua opera.
Lo spirito di Vivona è aderente a quello Virgiliano, come la parola della sua traduzione a quella del testo, adesione resa, oltre che per ritmo e colore, per vibrazioni d’anima, per movimento di pensiero e di cose. La traduzione di Vivona riporta il complesso dei personaggi e delle situazioni nel quadro della emotività virgiliana e per far la sua e riprodurre in parole egli non ha bisogno di ricorrere a ingegnosità e a tecniche più o meno industriose e falsificatrici. Vivona vede il mondo virgiliano con lo stesso stato d’animo di Virgilio, con una identità di sentimento e di immagini che lo mette nella privilegiata condizione di trovare parole adatte. E non questo soltanto dimostra che Vivona era felicemente predisposto alla interpretazione di Virgilio, ma anche il fatto che egli, amatore e indagatore entusiasta del mondo classico, in Virgilio si appagò artisticamente e umanamente.
I discepoli di Vivona ricordano i suoi entusiasmi felici per altri autori classici, ma il suo entusiasmo per Virgilio sulla cattedra è quello che fa ricordare la personalità del maestro e che ha contribuito maggiormente a formare la personalità dei discepoli. Questa continuità morale fra il poeta mantovano, Francesco Vivona e i suoi discepoli, segna un grado di unità religiosa ed artistica tale da far considerare il Vivona un rivelatore di Virgilio e un iniziato ai suoi misteri. Giuseppe Foderà».
Le due epistole in versi «All’amico G. Foderà», con il loro contenuto anche biografico, costituiscono un momento rilevante della produzione del lirico siciliano, che Ettore Paratore annoverò fra i più grandi della nostra epoca. Il convegno di Calatafimi darà un degno contributo a una più approfondita conoscenza della sua opera poetica.
Per richiedere il libro fare click qui o sull'immagine della copertina





Argomenti trattati in questo servizio: archeologia Eneide Virgilio traduzione Eneide Enea Anchise Didone viaggio di Enea nel Mediterraneo traduzione Vivona Francesco Vivona vita Virgilio poesia e opere Virgilio Vivona Calatafimi Segesta letteratura latina Publio Virgilio Marone biografia di Vivona versione Eneide traduzione in italiano poesia latina Eneide Virgilio traduzione Eneide di Publio Virgilio Marone