Tito Marrone e Maria Valle nei primi anni del 900

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Tito Marrone e Maria ValleAggiunte e correzioni fondamentali per una attenta e puntuale ricostruzione della biografia e del mondo spirituale del poeta e commediografo Tito Marrone (Trapani 1882-Roma 1967) sono contenute nel volume del prof. Maurizio Vento dal titolo «Tito Marrone e Maria Valle nei primi anni del Novecento», Editoriale Siciliana Informazioni, Trapani 2007.
Si tratta dello studio più avanzato sul famoso lirico italiano: alle notizie, in larga misura inedite, si accompagna una eccezionale documentazione fotografica che vede la luce per la prima volta. Spicca, fra l’altro, la splendida immagine con dedica di Maria Valle, la bellissima e coltissima ventiduenne figlia di un alto funzionario ministeriale che era fidanzata di Tito, morta per tifo il 30 settembre 1909 ad Albano Laziale dopo ventisette giorni di indicibili sofferenze.
Nel libro si raccontano le vicende sentimentali che unirono i due giovani, delle quali furono diretti testimoni nella Roma del primo decennio del ventesimo secolo Sergio Corazzini, Fausto Maria Martini, Luigi Pirandello e Pier Maria Rosso di San Secondo. Quest’ultimo ne trasse ispirazione per il suo romanzo «Incontri di uomini e di angeli» (Sciascia Editore Caltanissetta), la cui trama racconta per filo e per segno il loro purissimo ed esemplare rapporto.
Di grande rilievo è il capitolo sulla reintroduzione in Italia dopo due millenni, ad opera di Tito Marrone e di Antonio Cippico, dei drammi del teatro greco; ciò ebbe luogo con la traduzione e la rappresentazione dell’ «Orestea» di Eschilo, che diede spunto all’illustre cattedratico Ettore Romagnoli per la successiva riattivazione nel 1914 del teatro greco di Siracusa con spettacoli classici da allora in avanti programmati con cadenza biennale.
Fra le molteplici scoperte d’archivio del prof. Maurizio Vento, la lettera inedita indirizzata il 26 settembre 1962 all’amico scrittore trapanese prof. Nicola Lamia, nella quale Tito Marrone formula chiaramente la propria opinione sui colleghi crepuscolari, con un giudizio che non risulta espresso né prima né dopo in alcuno degli altri suoi scritti. Marrone testualmente afferma: «Il poeta Gozzano (artista finissimo, ma di un limitatissimo mondo lirico: il solo che io stimo fra tutti i crepuscolari) io non l’ho mai personalmente conosciuto. Vero è che, nei suoi versi, vi sono tracce evidenti della mia poesia di quel periodo, che precedette di parecchi anni la sua. Il Govoni è invece l’unico che, avendo pubblicato versi diciamo crepuscolari contemporaneamente a me, non ha assolutamente derivato nulla da me: in qualche tonalità provinciale abbiamo potuto incontrarci: non altro. Ma, parlo obiettivamente, il suo crepuscolarismo di allora - poi egli prese altra via - è assai circoscritto e senza sbocchi, a differenza del mio. Palazzeschi sì... qualcosa ha imparato da me. Lui (e anche il Gozzano) hanno da me preso il dialogato lirico, da me introdotto nella poesia italiana moderna».
In tutta la prima parte del libro, gli studi di Maurizio Vento (Tito Marrone e Maria Valle nei primi anni del Novecento, La scomparsa di Maria Valle, Tito Marrone ed Ettore Romagnoli, Il giudizio di Marrone sugli altri crepuscolari, Tito Marrone personaggio di Pirandello, L’improvvisa morte di Silvana Bortolin); in appendice, i contributi di Giuseppe Farinelli (Cronologia delle opere dei poeti crepuscolari), di George Lazarescu (Nasce a Trapani con “Cesellature” il movimento crepuscolare in Italia), di Renzo Vento (Le case di Tito Marrone ad Erice e a Trapani), di Pier Maria Rosso di San Secondo (Geo Libbrecht e Tito Marrone), di Ranieri Barghigiani (Il lungo silenzio di Tito Marrone), di Renzo Vento (La famiglia Saffiotti nella cronaca e nella storia), di Antonino Tobia (Tito Marrone tra classicismo e crepuscolarismo), di Antonino De Rosalia (La riscoperta dell’opera di Tito Marrone).



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