Il teatro greco-romano di Taormina

di Anna Salerno
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Il teatro di TaorminaTaormina ormai da diversi anni è considerata la più ambita località di soggiorno siciliano. Delle gloriose antichità, conservate nel silenzio delle sue strade, il monumento più insigne senza dubbio è il teatro greco- romano. Nonostante le devastazioni a cui andò soggetto, infatti, questa struttura è sicuramente una delle meglio conservate del genere. Dopo quello di Siracusa è il più grande dei teatri di origine greca posseduti dalla Sicilia. Durante il suo soggiorno in Italia Goethe visitò il teatro nel maggio del 1787 e ne rimase profondamente affascinato.
La città di Taormina ebbe anche un secondo teatro, ma molto più piccolo: l’Odeon romano, situato dietro la chiesa di Santa Caterina, accanto al palazzo Corvaya.
È molto probabile che furono i Greci Tauromeniti ad ideare e a costruire il teatro greco-romano. I Romani, poi, si preoccuparono di ampliarlo e di appesantirne la semplicità e l’eleganza.
Il teatro greco-romano si divide in tre parti. la scena,l’orchestra la cavea.
La scena che sta di fronte alla cavea è quella parte dove agivano gli attori. Stando alla ricostruzione degli specialisti questa parte era ornata di due ordini di colonne, l’uno sovrapposto all’altro. La scena, inoltre, presentava tre grandi aperture ad arco a distanza simmetrica tra loro e sei nicchie, poste tre a destra e tre a sinistra dell’arcata aperta centrale. Sulla scena si conservano ancora sei basi di colonne e quattro colonne di stile corinzio che furono alzate dopo il 1860.
Accanto alla scena si trovano due parascaenia, cioè i due stanzoni che venivano usati dagli attori per cambiarsi di costume.
L’orchestra è la parte piana più bassa di tutto il teatro. In questo spazio si collocavano i suonatori degli strumenti musicali che accompagnavano lo svolgimento della tragedia o della commedia che gli attori recitavano.
La cavea è formata dalla gradinata che partiva dal basso e andava salendo verso l’alto, allargandosi fino alla sommità della cavea, dove prendevano posto gli spettatori. I gradini della gradinata erano ricavati dalla roccia viva, in assenza di questa venivano costruiti in muratura. La cavea era divisa orizzontalmente in 5 zone (chiamate dai romani praecinctiones),che gli spettatori percorrevano per prendere posto nella gradinata. Perpendicolarmente, invece, la cavea era percorsa da 8 scalette strette (in latino erano chiamate vomitoria) Sopra le volte dei due portici semicircolari c’erano due terrazze semicircolari con sedili di legno, destinate alle donne che assistevano agli spettacoli separate dagli uomini.
La forma del teatro permetteva in tutti i settori del teatro un perfetto ascolto.
Benché non vi siano documenti sicuri gli esperti fanno risalire la sua prima edificazione alla seconda metà del III sec. a. C. La costruzione superstite che noi vediamo oggi nel teatro greco, cioè i ruderi che restano, sono opera laterizia di età romana. Il rifacimento romano risale al periodo di Cesare Ottaviano Augusto (31 a. C-14 d. C).
Con l’invasione degli Arabi ebbero inizio le spoliazioni che si protrassero a lungo, finché nel Settecento non furono iniziate le prime ricerche. Nel secolo scorso vennero eseguite aggiunte arbitrarie e solo nel 1955 si procedette a un radicale restauro, nel corso del quale fu ripristinata la parte superiore della cavea.



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