La riproduzione del paesaggio nell’arte antica

di Michele Gagliani

La natura ha sempre attratto l'uomo. Nel corso dei secoli gli artisti l'hanno amata, osservata e raffigurata in vario modo. Già nelle pitture rupestri di Lascaux vengono raffigurati alcuni animali come uri (progenitori dei buoi domestici), cavalli e cervi disposti in fila. Il corteo si chiude con un animale fantastico col corpo da cavallo, le zampe pelose e la coda di leone: il liocorno. Gli ignoti pittori mesopotamici ed egizi hanno considerato la natura come ambiente per la figura umana, rappresentandola in modo più stilizzato i primi, più descrittivo i secondi. Le raffigurazioni di animali, che decoravano i mattoni smaltati in Babilonia, sono rese con grande efficacia; le scene di caccia sono molto realistiche e curate nei dettagli. Ancor più realistica la natura narrata dai pittori egizi nelle tombe di sacerdoti, nobili e alti funzionari con scene di offerte di tributi, di feste ai banchetti e di caccia. Al British Museum è conservato un dipinto egizio proveniente da Tebe e raffigurante una scena di caccia nella palude: il papiro raffigurato è stilizzato ma gli animali sono invece rappresentati con una notevole carica di vivacità e realismo, sia nelle forme che nei colori. Si riconoscono pesci marini in acqua e poi anatre, aironi, falchi, oche egiziane (una delle quali una viene addentata da un gatto in primo piano); c'è una rappresentazione simbolica della natura che vuol significare la sconfitta del male per garantirsi il passaggio per l'aldilà, mentre manca una resa prospettica dello spazio.
Nella pittura etrusca la natura fa da sfondo a scene di personaggi tratte dalla vita reale, come nella vivacissima Tomba della caccia e della pesca: un'ampia veduta marina con pescatori, uccelli marini e pesci. Nella tomba etrusca degli auguri la natura è resa con semplici elementi che richiamano il mondo vegetale, quali rami, foglie, piccoli arbusti molto stilizzati. Nell'arte romana la descrizione pittorica della natura s'identifica con l'arte dei giardini, che in epoca imperiale aveva raggiunto un consistente sviluppo. Il paesaggio naturale nelle pitture murali di Pompei diventa un tutt'uno con l'architettura, con la quale sembra fondersi: nella Casa dei Vettii a Pompei è raffigurato un padiglione in mezzo agli alberi, che fanno da sfondo e cornice alla costruzione, accennando a un lieve senso di profondità. In altri dipinti dello stesso periodo sono facilmente riconoscibili le varie essenze vegetali ritratte: nella Casa del frutteto a Pompei si nota un serpente attorcigliato a un albero di pero, con oleandri, caprifoglio e rose sullo sfondo. Si riconoscono alcune specie di uccelli, come una gazzaladra, un merlo, fringuelli e cardellini che allietano la composizione. In altri dipinti pompeiani il paesaggio viene descritto in termini bucolici, come nella decorazione della Casa di Agrippa Postumus a Boscotrecase , dove la natura diventa protagonista della composizione, con pastori in primo piano e alberi maestosi sullo sfondo. Nei dipinti pompeiani vengono spesso raffigurati uccelli a rallegrare la scena, a volte in volo, a volte fermi su un ramo, insieme a fontane e statue, parte integrante del giardino stesso.
L'uccello più frequentemente raffigurato in questi dipinti è il pavone, originario dell'India e da tempi memorabili allevato in Italia a scopo decorativo e alimentare. Un altro motivo raffigurato spesso nelle pitture murali di Pompei è quello delle colombe appollaiate sull'orlo di una vasca. Oltre a pavoni e colombi erano spesso dipinti fagiani, aironi, merli, quaglie: questo dimostra che gli antichi romani avessero un interesse autentico per gli uccelli, per le loro abitudini, i loro colori. Gli affreschi pompeiani sono veri e propri studi di uccelli e di frutti, resi in maniera molto realistica e al tempo stesso non privi di grazia, e costituiscono la prova più evidente che i romani avevano una notevole familiarità con la natura.