L'orecchio sui lamenti

di Lucia Grippo
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Orecchio di Dionisio o Dionigi a SiracusaImmaginiamo per un attimo di essere a Siracusa nel V secolo a. C. e di sentire lamenti lontani echeggiare nelle cave, come se qualcuno volesse comunicarci di trovarsi là intrappolato: un tuffo indietro nel passato, in una delle aree più interessanti, dal punto di vista storico, della Sicilia antica.
Queste cave, tristemente famose, sono davvero esistite e possiamo trovarne imponenti resti a Siracusa, dove esse sono ancora visibili, con le volte quasi crollate. Sono denominate Latomie, dal greco latomía, ossia taglio di pietre, un termine che sta ad indicare appunto i sassi, tagliati con scalpello e piccone, usati per le fabbriche della città.
Si suppone che alcune di queste cave, chiamate dai latini “lapicidinae” per le specifiche caratteristiche, siano state effettivamente utilizzate per tali funzioni, come ci testimonia Cicerone nella V orazione delle “Verrine”.
Le Latomie nascono soprattutto per cavare delle pietre da utilizzare per le costruzioni. Esse, originariamente sorte come cave di pietra, vennero realizzate con il lavoro di condannati, prigionieri o avversari politici chiusi in questa sorta di prigione lontana dalla città, le cui dimensioni erano davvero notevoli: “Ha lunghezza di 1/3 di uno stadio e larghezza di 1/3 di 200 piedi”, come ci tramandano alcuni studiosi del ’600.
La loro non è la più remota testimonianza. Narra Tucidide nel VII libro delle sue Storie che gli Ateniesi, sconfitti dai Siracusani, furono rinchiusi in cave profonde ed anguste. Qui i prigionieri, stremati dalla fame, dalla sete e dalla calura, erano sottoposti a qualsiasi sforzo fisico ed erano costretti a patire tutto ciò per non meno di settanta giorni.
All’interno delle Latomie, le più famose delle quali sono quelle dei padri Cappuccini e di Dionisio, si possono notare, lungo le pareti, alcuni fori cui, secondo antiche testimonianze, erano attaccate le catene dei prigionieri.
Le Latomie cosiddette dei padri Cappuccini, complici sia l’atmosfera che vi regna, sia la profondità della grotta e le piante che vi crescono in abbondanza, riescono a produrre in chi le guarda un’oscura e piacevole commozione. Nella Latomia di Dionisio o “Latomia del Paradiso”, nome idilliaco per i suoi ospiti, si trova l’«Orecchio di Dionisio», un’ altissima, profonda e tortuosa grotta artificiale destinata a diventare prigione e che, per la sua caratteristica risonanza, permetteva secondo la leggenda al tiranno Dionisio di ascoltare i lamenti dei prigionieri.
Siracusa: interno dell'orecchio di DionisioDionisio o Dionigi I era il tiranno di Siracusa e fece sì che la sua città raggiungesse una posizione di prestigio, riunendo per la prima volta in un unico Stato i centri greci dell’ Isola. Tutto ciò avvenne dopo che egli, stratega nella vittoriosa battaglia contro Cartagine, si era sbarazzato degli aristocratici cittadini, grazie pure ai mercenari e al popolo, facendoli imprigionare probabilmente nella Latomia del Paradiso. A proposito di questa grotta, l’abate Chopy sospettava che essa fosse stata creata appositamente per far meglio echeggiare le voci degli attori che lì avrebbero in seguito recitato. L’abate fu però successivamente smentito dallo studioso Capodieci, perché la scena del teatro, dove recitavano gli attori, non corrispondeva, secondo lui, al punto focale, ossia al luogo in cui convergono i raggi sonori, e di conseguenza le voci degli attori non potevano risuonare grazie all’eco prodotto dalla grotta stessa.




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