Rinasce a Trapani il Teatro Garibaldi?
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Il teatro di Trapani Garibaldi“Rinascita del Teatro Ferdinando”, più noto come “Teatro Garibaldi”, è il tema della conferenza svoltasi a Trapani il 28 novembre 2006 nel corso della Settimana Italiana delle Arti, presso l’Accademia “Kandinskij”.
Organizzatori dell’incontro Silvia Guaiana, direttrice dell’Accademia, Maria Luisa Curatolo, docente di Scenografia e Scenotecnica, Alberto Noto, “anima” del progetto, l’ex sindaco Michele Megale, profondo conoscitore della storia della città, il geometra Totò Tartaro, che recuperò in extremis alcune colonne del teatro, il critico d’arte Nic Giaramida e Maddalena Buscaino.
Non si tratta ancora purtroppo della auspicata ricostruzione del teatro, ma di un progetto, nato da un’idea di Alberto Noto, che è riuscito a realizzare un plastico del “Garibaldi”, grazie anche alla collaborazione dei docenti e di un gruppo di studenti (G. Lampiasi, E. Bonanno, A.L. Nicosia, G.V. Rizzo). Il modellino, già visibile presso l’Accademia, verrà presentato ufficialmente alla città durante il periodo natalizio.
I relatori hanno compiuto un excursus sulla storia del Teatro Garibaldi, denominato prima dello sbarco dei Mille “Real Teatro Ferdinando”.
L’opera fu iniziata nel 1843 circa grazie ai cittadini che vi contribuirono in maniera determinante con una pubblica sottoscrizione, e sorgeva al posto dell’odierna Banca d’Italia. Nell’ottobre del 1849 ebbe luogo la prima rappresentazione con la “Norma” di Vincenzo Bellini. Da allora il teatro fu al centro di una fiorente attività culturale; pure i maggiori esponenti della lirica, tra cui Enrico Caruso (1896), ne calcarono le scene.
Era una robusta ed elegante struttura di notevoli dimensioni: poteva ospitare fino a settecento spettatori, con le sue tre file di palchi e la sua galleria. Gravemente danneggiato dai bombardamenti nel 1943, fu successivamente del tutto demolito per lasciare il posto all’odierna Banca d’Italia.
La sua facciata era ornata da sei colonne a capitello ionico, donate dal Comune di Trapani; alcuni resti delle vecchie strutture si possono ammirare all’interno delle ville comunali “Sieri Pepoli” e “Margherita”, grazie al provvidenziale intervento sopra ricordato del geometra Tartaro.




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