Recenti ricerche nel parco archeologico di Marsala
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Lilibeo, decumanus maximusSi apre un panorama finora inedito alla ricerca scientifica di Lilibeo: iscrizioni lapidee, depositi votivi, strutture edilizie e complessi monumentali ci permettono di parlare oggi con certezza di culti e divinità sul promontorio di Capo Boeo.
Le ricerche, condotte nel corso del Novecento in aree private dell’attuale centro urbano di Marsala in aree private, avevano fornito innumerevoli dati relativi all’assetto urbano (viario, abitativo e difensivo) e alla necropoli.
Le scoperte effettuate dalla dott.ssa Rossella Giglio negli anni novanta del Novecento avevano arricchito notevolmente le conoscenze sulle testimonianze funerarie monumentali con il ritrovamento dell’ormai noto ipogeo dipinto di Crispia Salvia, contraddistinto da una vivace decorazione policroma; e, in aggiunta, l’intricato dedalo sotterraneo delle catacombe paleocristiane (via Gramsci, vicolo Evangelista Pace); le splendide pitture e i mosaici dei Niccolini. Solo interventi sporadici, non sostenuti da un organico piano di ricerca, si erano susseguiti negli anni successivi al ritrovamento della famosa insula nell’ormai lontano 1939.
Ma, se la peculiarità che caratterizza il caso di Lilibeo/Marsala consiste nel fatto che tutta l'area urbana moderna ricade sul sito dell'antica città, la grande area antistante il promontorio costituiva elemento fondamentale per la ricerca.
Aver ripreso le indagini con un piano organico e sistematico di ricerca scientifica nell’area del parco archeologico di Capo Boeo è risultata quindi la carta vincente per il gruppo di ricerca coordinato dalla dott.ssa Giglio.
Il progetto di valorizzazione ha previsto la riqualificazione dei luoghi, ormai completamente di proprietà demaniale, propedeutica alla creazione del parco archeologico di Lilibeo, in una azione unitaria di tutela e valorizzazione del patrimonio demaniale della Regione Siciliana.
Saranno presto presentati al pubblico, entro la metà di dicembre, i risultati degli scavi effettuati nel corso di questi dieci anni, che si inseriscono in un piano di ricerca, progettato e condotto con il coordinamento scientifico della dott.ssa Rossella Giglio, e che risultano fondamentali nella valorizzazione del territorio di Marsala, con la rimessa in luce del decumano massimo e delle importanti tombe bizantine con iscrizioni dipinte in lingua greca, delle fortificazioni costiere e dello sbocco a mare del fossato, delle statue marmoree della Venere Callipige e di Iside.
Le recenti ricerche archeologiche sul promontorio di Capo Boeo hanno avuto inizio con lo scavo che ha permesso la scoperta nel 1999 di una piccola area di necropoli (V-VI secolo d.C.) sul promontorio di Capo Boeo. Quindi la prima verifica sul campo è stata a suo tempo avviata con la campagna di ricognizione geomagnetica condotta nell’ambito di un progetto di studio promosso dalla Soprintendenza con il Centro Internazionale di Studi Fenici, Punici e Romani di Marsala.
Il ritrovamento più straordinario delle ricerche, iniziate nel 1999 e proseguite nel 2002, 2003, 2004 e 2008, è stato quello del decumanus maximus, la grande strada in uso fino al IV secolo d.C. corrispondente all’attuale viale XI Maggio - nel centro urbano di Marsala - e con la sua continuazione - viale Vittorio Veneto - nel settore dell’area archeologica prospiciente il Capo Boeo.
La monumentalizzazione del decumano costituisce, all’interno della storia della Lilibeo romana, un fattore di notevole significato politico; ne è testimonianza l’iscrizione pubblica in bronzo che ricorda il propretore designato, ricostruibile dalle lettere incise nelle lastre pavimentali.
Ai margini dell’asse viario, largo in media m. 5,20, sono visibili resti degli isolati, con strutture abitative rappresentate da resti murari e pavimentali. Sulla pavimentazione stradale sono state rimesse in luce molte tombe, di cui due rappresentano un caso unico: si tratta di due tombe dipinte con iscrizioni in greco (VI - VII secolo d.C.), racchiuse all’inizio e alla fine da piccole croci. Per questo motivo, la tomba a sud (US 1109) è stata definita Tomba A, della speranza, la tomba a nord (US 1110) Tomba B, della vita.
Ulteriori approfondimenti sono stati possibili grazie all’ausilio dell’indagine antropologica condotta dall’Università di Pisa su alcuni contesti tombali.
Nel 2005, nel corso dei lavori di restauro nell’area della Chiesa di San Giovanni Battista al Boeo che ingloba nella parte sotterranea la cosiddetta "grotta della Sibilla", gli scavi archeologici diretti dalla dott.ssa Giglio hanno rimesso in luce rilevanti strutture, che confermano l’importanza del sito, e una interessante statua marmorea, frammentaria, che raffigura Venere del tipo Callipige (dalle belle natiche).
La statua è stata trasferita a Bonn, in Germania, per essere esposta dal 25 gennaio al 25 maggio 2008 nella Mostra “Sizilien”; l’occasione è stata creata per la progettazione di un piedistallo di acciaio che ha integrato la mancanza delle estremità inferiori della statua, spezzata in antico. Dalla primavera del 2008, Venere, rientrata a Marsala, ha trovato la naturale collocazione in un apposito spazio del Museo Archeologico “Baglio Anselmi”.
Nell’ambito di un progetto di ricerca scientifica promosso dalla Soprintendenza di Trapani con due Università (Palermo e Amburgo –diretto da Rossella Giglio con Nicola Bonacasa e Inge Nielsen) sono state condotte due campagne di scavo (febbraio-marzo 2008 e maggio-giugno 2009) nel tratto del fossato e delle fortificazioni che corrono all’interno del parco lungo via Isolato Egadi.
Nell’estate 2008 sono stati eseguiti i lavori di scavo archeologico nel parco di Capo Boeo, a Marsala, nell’ambito del POR SICILIA – ASSE II. MISURA 2.0.1. Azione B – Circuito Aree Archeologiche – Programma A Titolarità Regionale – Perizia 11/2004 “Lavori di scavo archeologico, valorizzazione e studio delle insulae dell’area archeologica di Capo Boeo - Marsala”, coordinati dal Servizio per i Beni Archeologici e diretti scientificamente dalla dott.ssa Rossella Giglio.
Nel corso di questi scavi sono state rimesse in luce notevoli testimonianze archeologiche (fortificazioni, lastricato stradale del decumano massimo, un’area sacra con il santuario di Iside, identificata come dea della navigazione).
In particolare, la linea delle fortificazioni costiere, note già dalle campagne (nel 1897 e nel 1903) condotte dal Salinas nel settore più occidentale dell’area, era stata già identificata grazie a indagini non invasive con strumenti geomagnetici effettuate nel 1999-2001, che avevano rivelato la presenza di una struttura ad “U” di grandi dimensioni, rivolta con i due bracci verso la costa, che doveva costituire uno degli accessi principali alla città dal porto antistante, e che si allungava alle spalle del promontorio di Capo Boeo.
L’indagine, effettuata dal 10 aprile al 2 ottobre 2008, ha permesso di documentare la presenza di un accesso monumentale alla città da nord-est: il settore individuato comprende soltanto il quadrante occidentale del sistema di ingresso alla città, poiché finora non è stato effettivamente trovato l’accesso carrabile, né livelli di calpestio contemporanei all’uso della porta. La struttura fortificata viene eretta probabilmente alla fine dell’età imperiale (fine del IV secolo d.C.) in una linea più arretrata rispetto al sistema di difesa più antico (di epoca ellenistica), che era stato verosimilmente abbandonato tra la fine dell’età repubblicana e gli inizi dell’età protoimperiale.
L’interessante complesso cultuale, il primo in assoluto ritrovato a Lilibeo, in vita sino al III-IV secolo d.C., articolato in tre corpi di fabbrica rettangolari, è delimitato da una strada, il cui tracciato si inserisce perfettamente nella grande maglia regolare che caratterizzava l’urbanistica della città antica. L’aula centrale del complesso, pavimentata con un mosaico a decorazione geometrica policroma, ha una pianta rettangolare (m 7,80 x m 12,20) con podio per statua posto al centro del lato breve orientale, nei pressi del quale sono stati rinvenuti numerosi frammenti di statue in marmo ed iscrizioni, alcune delle quali riferibili al culto di Iside. L’elemento più considerevole fra i rinvenimenti è la statua femminile, purtroppo spezzata in antico, ed altri frammenti (due piedi, la mano sinistra, elementi del panneggio).
Importantissima una iscrizione in lingua greca che ha riservato eccezionali novità e che sarà prossimamente presentata alla stampa e al pubblico.
Fondamentali e ricchissime le testimonianze epigrafiche: sono in corso di studio le numerose iscrizioni, tra cui una lastra con una iscrizione in lingua latina, in cui si fa menzione della costruzione di un tempio di Ercole.
Inoltre sia nel 2008 che nel 2009 sono state condotte ulteriori indagini topografiche nel territorio marsalese per verificarne viabilità e insediamenti, grazie ad un altro progetto di ricerca della Soprintendenza di Trapani, coordinato da Rossella Giglio, con il Department of Classics della Tufts University di Medford e dal Department of Classical Studies del Wellesley College di Wellesley (Massachussetts, U.S.A.), in base alla convenzione tecnico-scientifica stipulata con la Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani. L’équipe è diretta per la Soprintendenza di Trapani dalla dott.ssa Rossella Giglio, dirigente del Servizio per i beni archeologici, per l’Università americana dai proff. Emma Blake e Robert Schon.
Il progetto, che prevede la ricognizione archeologica di un esteso territorio compreso tra contrada San Leonardo e contrada Paolini, ricadente nei fogli IGM Birgi Novo IV SO e Paolini III NO, ha la finalità di individuare insediamenti e stratificazioni storico-archeologiche, in particolare sulle direttrici naturali di sviluppo antropico dell’alveo dei fiumi, quali il Birgi, il Sossio e il Verderame.
L’indagine topografica, che prevede l’esame del territorio, la raccolta di reperti di superficie e il successivo studio e inventario degli stessi, è propedeutica alla programmazione di future ricerche sul terreno e di possibili campagne di scavo che potranno gettare luce sulla vasta stratificazione storica e culturale del territorio che fu nell‘antichità entroterra di Mozia e di Lilibeo.
Oltre le numerose conferenze organizzate per le scuole del territorio, due presentazioni pubbliche alla cittadinanza sullo stato della ricerca e delle nuove scoperte sono state organizzate dalla Soprintendenza il 5 dicembre 2008 al Baglio Anselmi e il 22 gennaio 2009 al Complesso San Pietro, nel corso delle quali sono state distribuite gratuitamente copie del documentario prodotto dalla Soprintendenza di Trapani a cura di Rossella Giglio.
Inoltre, in occasione della “Notte dei Musei” indetta a livello europeo per sabato 16 maggio 2009, un’interessante iniziativa ha portato un pubblico vasto ed eterogeneo presso la sede del Museo Archeologico “Baglio Anselmi” di Marsala per uno spettacolo organizzato nell’ambito del Progetto Scuola- Museo già avviato nel 2006: “Ti racconto Lilibeo con ”Racconti di guerra, Saggio espressivo del laboratorio teatrale, a cura di Guglielmo Lentini, e la Mostra dei lavori del laboratorio ceramico I corredi funerari di Lilibeo, a cura di Maria Palermo e Carola Salvaggio.
Infine in vari periodi, fra il 2008 e il 2009, con pubblicità sulla stampa locale, sono stati aperti al pubblico nell’area archeologica di Capo Boeo: l’Insula romana, il decumano massimo in viale Vittorio Veneto e la Chiesa di San Giovanni, oltre all’isolato ellenistico-romano in via delle Ninfe e alla necropoli monumentale in via del Fante.
Un giorno a settimana (il giovedì), secondo le richieste e le prenotazioni, è stata consentita la visita dell’Ipogeo di Crispia Salvia, via Massimo D’Azeglio a piccoli gruppi, di max cinque visitatori per volta, per un totale massimo di 25 visitatori al giorno.
Queste iniziative hanno registrato un notevole successo e una larga partecipazione.
Numerosi sono i lavori in corso. Il “Progetto per la valorizzazione dell'area archeologica di Lilibeo a Marsala”, redatto dall’arch. Giovanni Nuzzo, ha una valenza esclusivamente turistica: l’obiettivo è quello di creare un nuovo polo d’attrazione nell’area del Parco Archeologico di Lilibeo a Marsala, che sarà inserito negli itinerari archeologici della provincia di Trapani.
Il progetto mira alla realizzazione di percorsi guidati. Il percorso di visita del sito prevede la installazione dell’osservatorio archeologico con finalità informative e didattiche e con postazioni video interattive e varie installazioni (proiezioni di immagini che, in forma multimediale, parleranno della storia, delle leggende e delle suggestioni del sito). Per garantire controllo e sicurezza è stato progettato un sistema di ripresa con telecamere a circuito chiuso.
Per quanto riguarda i lavori già effettuati, oggi occupano l'area demaniale del Parco archeologico soltanto alcuni edifici; sono stati ristrutturati gli immobili rurali (Casa Gondar, Case Spanò, Case del Poligono di Tiro, Case Genco, Casa del Lapidarium, Casetta del Lapidarium) che verranno variamente utilizzati per la tutela e la valorizzazione del parco archeologico.
Inoltre, è stato completato il restauro del grande complesso architettonico del Baglio Tumbarello sul lungomare Boeo, che costituirà un unico polo espositivo con l’adiacente Museo Archeologico “Baglio Anselmi”.





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