Il museo archeologico regionale di Agrigento

di Elena Scalisi
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Museo Archeologico di Agrigento: cratere a figure rosse 460 a.C.La Valle dei Templi di Agrigento, com’è noto, è un’attrattiva molto forte non solo per l’intero territorio siciliano e per quello nazionale, ma suscita un grande interesse (oltre ad un forte fascino) anche a livello internazionale, tanto da essere stato accreditato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Ma lo stesso parco archeologico trova il suo completamento nel vicino museo, che presenta al visitatore il repertorio archeologico di gran parte del territorio agrigentino.
Il Museo Archeologico Regionale di Agrigento è situato in contrada S. Nicola, in una zona corrispondente all’antica agorà, in cui sono ancora perfettamente riconoscibili l’ekklesiastèrion (sede dell’assemblea di tutti i cittadini, in greco ekklesìa) e il bouleutèrion (sede quest’ultimo della boulè, il consiglio cittadino). Inoltre sono visibili il cd. “Oratorio di Falaride” (originario tempietto ellenistico-romano trasformato in oratorio in epoca medievale) e la chiesa di S. Nicola, risalente al XIII sec. d. C.
Il suggestivo contesto archeologico esterno introduce dunque al museo, il cui ingresso è situato nel chiostro dell’antica abbazia cistercense, di cui il museo occupa gli originari ambienti.
Esso fu istituito nel 1967, chiudendo un periodo caratterizzato da molti sforzi per la raccolta e per l’acquisto di reperti sparsi in varie collezioni e da numerosi scavi quasi sempre non sistematici, ed aprendone un altro contraddistinto da una catalogazione scientifica e consapevole e da un’attività sul territorio molto dinamica e profonda. La collezione è disposta nelle sale secondo un ordine cronologico in primo luogo, ma sicuramente anche storico e topografico. La didascalia è inoltre ben curata.
La sala I, infatti, è dedicata quasi per intero a pannelli riportanti i testi di autori classici che trattano di Agrigento, ed una carta archeologica spiega meglio la topografia del territorio agrigentino.
La sala II, seguendo l’ordine di cui si diceva prima, espone ritrovamenti protostorici, vasi e materiali fittili a dimostrazione dell’incontro tra la popolazione indigena ed i coloni provenienti dall’Egeo. Infatti, oltre a testimonianze delle culture locali di Serraferlicchio (nei siti della prima e della media età del bronzo di Monserrato e Cannatello) e di S. Angelo Muxaro, risalente alla prima età del ferro, sono esposti reperti d’età greca arcaica che spiegano la penetrazione dei greci nel periodo tra la fondazione di Gela e quella di Agrigento (tra VII e VI sec. a. C.). Tra questi è interessante un’arula in terracotta (560-550 a. C.) e vasi provenienti da tombe di Gela, sia greci che di imitazione locale.
Museo Archeologico di Agrigento: una delle salette espositiveLa sala III ospita vasi facenti parte già del Museo Civico e della collezione privata Giudice, insieme ad altri ritrovamenti: questa sezione è per la maggior parte composta da reperti provenienti dalle necropoli del circondario agrigentino che hanno un arco cronologico abbastanza vasto, dal VI al III sec. d. C. Tra questi vasi, spicca come raffinatezza ed eleganza il cratere attico a fondo bianco rappresentante Perseo che libera Andromeda (440 a. C. ca.). Sul fondo della sala, è esposto il cd. “Guerriero di Agrigento”, un originale in marmo di stile severo (475 a. C. ca.), proveniente dalle fondazioni del tempio di Zeus e facente in origine parte del frontone di un non meglio identificato tempio (Ercole?).
La sala IV mostra reperti architettonici provenienti dai santuari dell’agrigentino: tra i materiali esposti notevole interesse suscitano i gocciolatoi con protome leonina, da quelli fittili (più arcaici, IV sec. a. C.) a quelli in pietra (dal V sec. d. C. in poi).
La sala V ospita invece i materiali di natura votiva provenienti dai santuari e dai rispettivi depositi. Si riconoscono, infatti, statuette fittili di forma animale ed umana; in particolare molteplici sono le raffigurazioni femminili, di cui gran parte sono testimonianza del diffusissimo culto di Demetra e Kore in Sicilia. I reperti votivi sono poi numerosissimi: maschere fittili, matrici per statuette, vasi plastici, teste di varie divinità, arule fittili.
Ma sicuramente il fulcro di tutto il museo archeologico è costituito dalla sala VI, sul cui fondo è ricostruito in tutta la sua grandezza e maestosità l’originale telamone proveniente dal tempio di Zeus Olimpio (quello tuttora visibile agli scavi è una copia), corredato da pannelli e plastici che espongono le ipotesi sull’originaria collocazione.
Nella sala VII sono raccolti in successione cronologica materiali pertinenti all’abitato ellenistico- romano, insieme ad una fotografia che illustra l’ordinamento urbanistico della città, di tipo ippodameo (decumani e cardini disposti perpendicolarmente). I reperti sono di varia natura, e partono dai resti fittili di VI sec. a. C. fino alle testimonianze più tarde dell’abitato di IV-V sec. d. C. Tra questi, segnaliamo le raffinate lucerne romane decorate a rilievo (I d. C.), la ceramica sigillata africana e i meravigliosi riquadri pavimentali a mosaico raffiguranti animali, testimonianza dei rapporti commerciali con l’Africa. Infine notevoli sono anche i frammenti di intonaci dipinti della prima età imperiale (I-II d. C.).
Agrigento: statua di efebo in marmo greco-orientale (480 a.C.)Le poche epigrafi recuperate sono conservate nella sala VIII: sono disposte in ordine temporale e la loro natura è varia (da votive a dedicatorie a funerarie), mentre nella sala IX è esposta la ricca collezione numismatica del museo.
La raccolta scultorea si trova nella sala X: è qui esposto il celebre Efebo di Agrigento, statua in marmo raffigurante probabilmente un atleta, datato al 480 a. C. ca., del quale spiccano la bellezza anatomica e la levigatezza del marmo (probabilmente opera di un artista siceliota). Inoltre, interessante è la statua di “Afrodite accovacciata” (I-II a. C.), esemplare che riprende la famosa opera, molto amata e riprodotta nell’antichità, dell’”Afrodite al bagno” dell’artista greco Doidalsas. Il resto della sala è dedicato a testimonianze materiali, fotografiche e documentarie sugli edifici pubblici dell’antica città di Agrigento.
Infine, la sala XI è destinata alle necropoli greche agrigentine, databili dal V al III sec. a. C. Tra i materiali esposti, si possono osservare i sarcofagi sia in marmo sia in ceramica.
Dopo questo ambiente, si ritorna alla sala I, ma la visita continua con la sezione II e le sale XII-XIX, che ospitano materiali provenienti dalla provincia di Agrigento e di Caltanissetta. In particolare, le sale XII-XIII sono dedicate alle culture indigene preistoriche, mentre la sala XIV testimonia l’espansione agrigentina nell’entroterra. La sala XV è dedicata a Gela, con il famoso cratere attico a figure rosse con la raffigurazione dell’amazzonomachia (470 a. C.), e testimonianze dei centri della antica Valle del Salso sono conservate nelle sale XVI e XVII. Le ultime due sale sono destinate ai cd. “materiali di seconda scelta” o a mostre temporanee, e quindi non sempre visitabili.
Il repertorio dell’intero museo archeologico di Agrigento è dunque ricchissimo ed è un vero fiore all’occhiello di tutto il territorio siciliano, e contribuisce sempre, assieme alla vicina Valle dei Templi, a richiamare visitatori da ogni parte del mondo. Non visitarlo sarebbe davvero un peccato.



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