Il mosaico: tecniche di produzione

di Michele Gagliani

La tecnica artistica del mosaico, molto usata nell'antichità, permette di decorare pareti e pavimenti grazie all'uso di tanti piccoli tasselli colorati, detti tesserae, in pietra o pasta di vetro messe in opera da artigiani (musivarius o tassellator). I tasselli, che secondo il materiale utilizzato possono essere bianchi, neri o colorati, vengono accostati insieme sulla base di un disegno preparatorio tracciato da un artista (pictor imaginarius). Tra i materiali più utilizzati nell'antichità per la realizzazione di mosaici ricordiamo: il marmo giallo antico e verde antico, la malachite (per il verde), il lapislazzuli (per il blu), il granito rosso d'Egitto, la breccia di Volterra (per il rosso). Altri materiali adoperati per creare le tessere sono i sassi, frammenti di conchiglie, la madreperla, che devono rispondere a due requisiti ben precisi: resistenza agli agenti atmosferici e non scheggiarsi durante il taglio. Nell'antichità oltre ai materiali citati erano molto diffuse le tessere in smalto, cioè ricavate da pasta di vetro, con una lucentezza che rimane inalterata nel tempo. Nei mosaici pavimentali si utilizzavano tessere in pietra, più dure e resistenti, mentre nei mosaici parietali si usavano sia le tessere in pietra che quelle in pasta vitrea, più delicate ma di grande effetto visivo.
Nell'antica Roma, così come in epoca bizantina, i mosaicisti fissavano le tessere direttamente sulle pareti o sui pavimenti, immergendole nell'intonaco fresco. Dal XIII secolo la tecnica per la realizzazione del mosaico subì sostanziali modifiche: le tessere erano inizialmente applicate su un robusto pannello di legno, quindi con una tela impregnata di colla si premeva sul mosaico, in modo da incollare le tessere alla tela stessa e trasportare il tutto su un piano orizzontale per eseguire i controlli finali. A questo punto il mosaico veniva trasferito sulla parete finale, premendo la tela sulla parete fresca d'intonaco.
I motivi decorativi dei mosaici pavimentali e parietali furono fin dall'antichità molto vari e spesso bidimensionali: nastri e corde intrecciate, foglie e fiori per il mondo vegetale, onde per la realizzazione delle greche. Al Neolitico risale lo stile geometrico del mosaico, con il quale l'uomo ha descritto in maniera simbolica la realtà. Il mosaico era molto diffuso nell'antica Grecia e nell'antica Roma. I romani usavano i mosaici per decorare i pavimenti degli edifici pubblici e privati più lussuosi, utilizzando tessere di due tipi: piccole e molto pregiate o grandi e rettangolari di uguali dimensioni. Il mosaico a tessere grandi, detto opus tessellatum, era costituito da tessere a dado, di forma rettangolare o quadrata, tutte della stessa dimensione. Il pavimento su cui andava realizzato il mosaico veniva preparato attraverso alcuni procedimenti ben distinti: per prima cosa si dava una leggera pendenza al suolo per permettere lo scolo delle acque e si ricopriva con un conglomerato di sassi grandi come un pugno, ottenendo così lo statuminatio, cioè il primo strato. A sua volta questo veniva ricoperto con materiali più fini, utilizzando tre parti di ghiaia e una di calce: si aveva così il rudus, cioè il secondo strato. Il terzo strato, detto nucleus, era costituito da t re parti di coccio pesto e una di calce e aveva uno spessore di circa 12 cm. Alla fine il suolo veniva livellato e ricoperto con sabbia, calce e polvere di marmo per rendere la superficie più compatta: a questo punto il tassellator stendeva il cemento e vi disponeva sopra le tessere del mosaico, seguendo il disegno preparatorio eseguito dal pictor imaginarius. Il mosaico a tessere piccole detto vermiculatum si caratterizza invece per l'uso di tessere molto piccole in modo di adattarsi meglio e in maniera più fedele al disegno preparatorio. A differenza dell'opus tessellatum, il vermiculatum non veniva mai realizzato nel luogo di destinazione, in quanto era sempre opera di artigiani molto apprezzati che lo eseguivano all'interno delle loro botteghe, per essere poi trasportato e collocato nello spazio ad esso destinato. Per poterlo spostare dalla bottega al luogo di destinazione, il mosaico vermiculatum veniva realizzato su una lastra di marmo, a sua volta incollata su un telaio di legno: una volta giunto all'interno dell'edificio in cui realizzare la decorazione musiva, il telaio veniva rimosso e il mosaico erea inserito nel pavimento. Per rendere più agevole il trasporto, il vermiculatum, detto anche emblema, era sempre di dimensioni piuttosto ridotte. Grazie alla finezza dell'opera e alla ricchezza cromatica i romani consideravano il mosaico vermiculatum come un ramo della pittura, al pari dell'affresco e dell'encausto.