Monte Jato

di Maria Serena Uccello
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Jetas, Monte Jato: agoràMonte Jato non è certamente una delle tappe da privilegiare per chi volesse indagare e scoprire tracce rilevanti della civiltà elima. Rari infatti sono i ritrovamenti ed esigue le attestazioni che possono lasciar ipotizzare un’origine elima dell’antica Jetas.
La questione appare tuttavia sempre aperta e la querelle che oppone gli studiosi non sembra per il momento trovare definitive soluzioni. Se infatti il prof. Isler, archeologo dell’Università di Zurigo e direttore della campagna di scavi presso il Monte Jato, è cauto nel ribadire che il materiale finora riportato alla luce non permette di chiarire quali fossero i primi abitanti del sito, in passato invece altri illustri studiosi si sono dichiarati certi della presenza elima.
Quello degli Elimi non vi è dubbio che sia un rompicapo per i ricercatori tanto che, prima di porci la domanda: “che gente viveva a Monte Jato agli inizi del primo millennio a.C.”, dovremmo risolvere l’interrogativo : “quali popoli abitavano la Sicilia prima del primo millennio?”.
Le fonti antiche non agevolano molto la ricostruzione di questa fase storica, in quanto i resoconti greci fino a noi pervenuti sono confusi e talvolta anche contraddittori. L’attestazione più interessante, tanto da meritare una citazione quasi per esteso, è quella di Tucidide: “Si dice che i più antichi (abitanti) siano stati i Ciclopi e i Lestrigoni che popolarono una parte dell’Isola: io non potrei dire di che razza fossero, donde venuti e dove siano andati a finire (...); dopo di loro, pare che vi si siano stanziati i Sicani che anzi avrebbero preceduto addirittura i Cuclopi e i Lestrigoni, poiché si dicevano nati sul luogo; invece, la verità assodata è che i Sicani erano degli Iberi, scacciati ad opera dei Liguri dal fiume Sicano, che si trova appunto in Iberia. Dal loro nome l’Isola fu chiamata Sicania, mentre prima era Trinacria e anche ora essi vi abitano nella parte occidentale: espugnata che fu Ilio, alcuni dei Troiani sfuggiti agli Achei approdarono con le loro imbarcazioni in Sicilia, ove si stabilirono ai confini dei Sicani, e tutti insieme ebbero il nome di Elimi; Erice e Segesta furono le loro città... Dall’Italia, dove abitavano, i Siculi, che fuggivano gli Osci, passarono in Sicilia... Trasferitisi dunque in Sicilia in gran numero, vinsero in battaglia i Sicani che confinarono nelle regioni meridionali ed occidentali e fecero sì che l’Isola, da Sicania, si chiamasse Sicilia”.
Jetas, Monte Jato: il teatroSecondo la descrizione di Tucidide questa era dunque la situazione territoriale: l’est dell’Isola in mano ai Siculi, il centro ai Sicani e l’occidente agli Elimi. Jetas, se così stanno le cose, parrebbe non trovarsi sufficientemente ad ovest per essere elima ma troppo ad occidente per essere sicana. Certo dell’origine elima di Jetas si dichiara il prof. Di Maggio, studioso di Monte Jato ed autore del testo Jato antica. “Jezia - sostiene infatti il prof. Di Maggio - di sicuro fu una città elima: frammenti elimi di ceramica incisa e dipinta, caratterizzata la prima da cerchi concentrici, linee punteggiate e tremule; la seconda da disegni geometrici, fasce, meandri e linee tremule, molto simili a quelli rinvenuti a Segesta e in altre località di questa parte occidentale dell’Isola, sono stati trovati in questa città”.
La posizione del prof. Di Maggio riprende le conclusioni a cui in precedenza era pervenuto anche il prof. Vincenzo Tusa che, sulla scorta del materiale fittile, ha inconfutabilmente ribadito e puntualizzato la presenza elima. A sostegno della sua tesi il prof. Di Maggio riporta pure le testimonianze numismatiche; partendo dalla convinzione dell’origine troiana degli Elimi, individua nelle monete ritrovate a Monte Jato una sicura impronta frigio-elima. “Il carattere orientale - sottolinea il noto studioso - dell’elmo frigio, al pari di altri elementi riscontrati sulle monete jetine, come l’elmo crestato o con corona murale, la pàtera e la verga, appartenenti ad un soldato, è messo in evidenza pure da B. Pace nel suo studio sull’arte e sulla civiltà della Sicilia antica. Secondo l’insigne archeologo, la monetazione di Jezia, esclusivamente di età romana, attesta il culto di un guerriero con elmo e corona murale che talvolta appare con pàtera, verga e un elmo frigio, elementi orientali cui fa riscontro il simbolo della triquetra”.
Monte Jato, Jetas: la casa a peristilio Di convincimento diverso è invece il prof. Isler, che non nega categoricamente la possibilità della presenza elima, ma ricordando gli assodati contatti di Jato con insediamenti come Entella, in cui la presenza elima è stata attestata con margini di sicurezza maggiori, accenna l’ipotesi che si possa anche trattare di ceramica di importazione. “Il materiale ritrovato, che può essere catalogato come elimo, così conclude infatti il prof. Isler, è alquanto scarso; il resto della ceramica è del tutto simile a quella ritrovata nel resto della Sicilia occidentale”.
Jetas, dunque, non pare voler fornire al visitatore una sicura attestazione elima, ma forse proprio in questo rivela la sua suggestione ed il suo fascino.
Trattandosi di un insediamento plurimillenario, potrebbe a ragione essere considerato una sorta di summa della storia del Mediterraneo; e come talora le antiche vicende del mare nostrum presentano tratti enigmatici ed interrogativi da sciogliere, anche Jetas offre al visitatore l’affascinante mistero elimo da scoprire.





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