Le stele dipinte di Lilibeo

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Le stele dipinte di Marsala sono illustrate anche con ricco corredo fotografico in una pubblicazione di oltre trecento pagine in carta patinata, di cui è autore il prof. Maurizio Vento. Edito dal Centro Europeo di Studi Economici e Sociali, il testo descrive piccoli monumenti funerari a forma di edicola, nei quali con vividi colori rimasti negli anni miracolosamente intatti viene rappresentato il “banchetto funebre”. Alcune delle stele hanno la sommità bombata, altre sono a forma di casetta quadrata con nicchia e frontoncino, altre rappresentano un vero e proprio tempietto distilo prostilo. La loro datazione abbraccia un arco temporale compreso fra la fine del III secolo a.C. e il I secolo d.C. Esse costituiscono il frutto di un sincretismo culturale e religioso greco-romano in cui permane tuttavia una simbologia punica. 
Il libro, dotato di una bellissima copertina rigida, contiene le tavole a colori in grande formato dei reperti indagati, una accurata, aggiornata e vasta bibliografia, ampi capitoli dedicati al tipo architettonico, all’apparato iconografico figurativo, al motivo del banchetto funebre con origini e sviluppi, al motivo del banchetto funebre e al suo significato, all’apparato iconografico decorativo, all’apparato epigrafico, all’eroizzazione, alla necropoli d’origine e all’ubicazione delle stele, alla committenza e alle officine di produzione.
Si tratta di un testo voluminoso che riveste enorme interesse non soltanto dal punto di vista della ricostruzione scientifica, ma anche dal punto di vista storico e culturale. Ne restano pochissime copie che presto si esauriranno diventando introvabili sul mercato.
Le stele dipinte di Lilibeo furono acquistate da Antonino Salinas sul finire del XIX secolo e vennero collocate nel museo archeologico di Palermo, ove in atto sono esposte al pubblico. Soltanto una di esse, trasferita a Marsala per l’inaugurazione del museo archeologico di Baglio Anselmi (31 maggio 1986), è rimasta qui depositata e non è stata restituita, malgrado le proteste dei responsabili del museo archeologico di Palermo, che al sopra citato Antonino Salinas è stato nel frattempo intitolato. I marsalesi se ne ritengono viceversa legittimi proprietari ed anzi reclamano il “rientro” delle altre stele figurate al luogo originario di provenienza.