Favignana: un cimitero di navi puniche e romane

di Maria Rosaria Mazzeo
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Favignana: cave di tufoL’antico nome greco di Favignana, la più grande delle isole Egadi, era “Aegusa”. Fu poi chiamata in epoca medioevale, col nome che ancora oggi la identifica, dal vento Favonio. Per la sua posizione geografica è stata protagonista di molte leggende e di grandi vicende storiche. Non a caso la nota Cala rossa, oggi splendida zona balneare, prende nome dalla sanguinosa battaglia che nel 241 a.C. fu combattuta dai Romani contro i Cartaginesi.
Tornando un po’ più indietro nei tempi, più precisamente all’epoca paleolitica, i graffiti trovati nella Grotta del Genovese a Levanzo e alcuni appena visibili in grotte tufacee di Favignana testimoniano solo per quel periodo un insediamento umano nelle isole quando queste erano ancora attaccate alla Sicilia. Intorno al 6000 a.C. Favignana e Levanzo si staccarono dalla nostra regione e rimasero deserte di uomini per tre millenni circa. Quando l’uomo prese coscienza della possibilità di solcare il mare e di poter raggiungere queste isole “natanti”, caratterizzate cioè da un moto continuo e divenute pertanto irraggiungibili, fa di queste le testimoni di impronte più o meno visibili, che un susseguirsi di popoli diversi hanno lasciato come prova del loro soggiorno.
Tra i primi abitatori di Favignana vanno menzionati i Fenici, che conoscevano l’isola per via di un prospero commercio già da circa due secoli, ma vi si insediarono definitivamente intorno all’VIII sec.,nel lato nord-orientale, presso cala S.Nicola. Una cospicua presenza semita la troviamo infatti nella necropoli di grotte tufacee circostanti l’attuale cimitero e purtroppo lasciate abbandonate e incustodite.
Il 10 marzo del 241 a.C. fu firmato a Favignana, tra il console Tito Lutazio Catulo e Amilcare Barca, il trattato che concludeva la Prima Guerra Punica. La battaglia delle Egadi, che fu la fase conclusiva di tale guerra e che ebbe luogo proprio davanti a Favignana, si concluse con una disfatta senza scampo delle forze puniche.
Invano negli ultimi anni si è insistito, soprattutto da parte dell’archeologo prof. Giuseppe Agosta, perché fossero intraprese campagne subacquee di recupero dei relitti delle centinaia di navi cartaginesi e romane che giacciono sui fondali circostanti le Egadi.
Ricerche archeologiche subacquee comportano costi notevoli; tuttavia la ragione principale delle esitazioni è il problema della sistemazione di migliaia di reperti prevedibili e più ancora delle difficoltà tecniche e logistiche di conservare eventuali resti lignei di navi che, senza complessi trattamenti, sono condannati a dissolversi, una volta estratti dal mare, nel volgere di pochissimo tempo. L’area è divenuta pertanto, da oltre un decennio, campo di prelievo da parte di subacquei clandestini.
Spentosi l’astro fenicio-punico dopo la fine di Cartagine, le isole Egadi, pur entrando nel dominio di Roma, continuarono ad essere abitate da genti di sangue semita. Questo spiegherebbe la scarsa incidenza, a Favignana, della civiltà romana, presente sporadicamente come nel “Bagno delle donne”, nei pressi della cala di S.Nicola. Doveva essere una specie di piscina, scavata nella roccia calcarea che riceveva acqua dal mare mediante un condotto sotterraneo.
Probabilmente, altra testimonianza romana di grandi dimensioni è la statua di una donna acefala, rinvenuta tra le pietre di un muro a secco e alcuni mosaici risalenti al periodo imperiale.
La montagna di S.Caterina, che domina l’isola, è ricca di grotte molto interessanti, alcune da un punto di vista geologico, altre da un punto di vista archeologico, come la “grotta del Pozzo”e la “grotta della Ficara”, dove sono i graffiti di alcune iscrizioni puniche, accompagnate da raffigurazioni di pesci.
Il piccolo museo isolano custodisce poi vari reperti archeologici di epoche e popoli diversi. Particolare interesse suscitano le monete puniche e post-costantiniane e vetri bizantini policromi.
Purtroppo Favignana (e con essa le altre isole dell’arcipelago) conserva indifese testimonianze di 6000-8000 anni di storia, abbandonate alla vandalica frequentazione di turisti, all’azione erosiva del vento e del mare e all’ignoranza in buona fede degli isolani.
Favignana oggi è molto nota al turista come splendida zona di mare: una fama, però, piuttosto riduttiva che nasconde la vera ricchezza dell’isola, scrigno di storia e di archeologia.




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