La civiltà dei fossati di contrada Stretto a Partanna

di Giuseppe Stabile
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Contrada Stretto - PartannaA poca distanza dalla città di Partanna, presso la contrada Stretto, si trovano le testimonianze di una civiltà neolitica costituita da un fitto sistema di canali deputati, con ogni probabilità, ad incanalare le acque del torrente Binaia sino a valle allo scopo di renderle fruibili nel territorio circostante. Il sito è stato fortemente compromesso dalla presenza di una cava attiva negli anni settanta e ottanta che ha reso possibile l'individuazione dei fossati ma, nel contempo, ne ha alterato l'antica morfologia. Nel corso delle missioni archeologiche avviate nel 1998 dalla Soprintendenza dei beni culturali e dall'università di Cordova nel 2003, sono stati scavati sei saggi nell'area di Stretto nord. Questi hanno permesso di individuare l'andamento e l'estensione di parte del sistema dei fossati che, a monte della strada moderna, si snodavano per 57 m. L'intero sistema sfrutta una profonda faglia rocciosa e raggiunge la profondità  di 13 m nel saggio A, che è suddiviso in due rami: il primo costituisce la parte inferiore della stratificazione del fossato con direzione E-O; il secondo con andamento Nord/ Nord-Ovest trova naturale continuazione nel saggio B indagato nel 1989 e nel saggio F scavato nel 2001.
Nel 2003, in occasione della cooperazione con l'università di Cordova, sono stati ripresi gli studi sui saggi C ed I ed infine nel 2004 si sono aperti i settori J e K che hanno rivelato i margini orientali del fossato Nord. Il saggio A ha restituito una ricca sequenza stratigrafica ascrivibile al Neolitico medio e finale (facies di Stentinello, della ceramica tricromica, Serra d'alto e Diana). La parte inferiore della stratigrafia ha evidenziato ceramiche della tipologia Capri che compare anche negli strati superiori in associazione con le ceramiche del tipo Serra d'alto. Dalla sequenza stratigrafica si è potuto evincere che questi fossati avessero una duplice funzione sia idrica che cultuale.Quest'ultimo dato sembra trovare riscontro nella scoperta di deposizioni singole e collettive, dal rinvenimento di depositi ceramici (facies di Serra d'alto e ceramica tricromica), di tracce di focolari individuati nei livelli superiori del saggio A e dal ritrovamento di due lance in una nicchia scoperta nel saggio che erano associate a ossa animali (ovini e canidi). Nel 2001, l'apertura di un nuovo saggio denominato F ha evidenziato la continuità del fossato verso Ovest. I reperti rinvenuti in questo settore sono sporadici e consistono per lo più in frammenti di ceramica grigia incisa, frammenti di lame in ossidiana e fauna quasi tutti ricoperti da uno spesso strato di carbonato di calcio.
Nel sito di contrada Stretto sud sono state scoperte altre porzioni di canali e un fossato facenti parte della stessa rete idrica. L'elemento più interessante individuato  in quest'area è una galleria scavata nella calcarenite. Si tratta di un tunnel dal diametro poco più piccolo di due metri con andamento obliquo rispetto al ruscello dello  Stretto. La parte interna è articolata da gradini e spianate che testimoniano sia la frequentazione umana, sia il livello originario delle acque.
Bacino da Contrada StrettoAltro elemento che merita una trattazione a parte è la tomba 1 di Capo d'acqua; la deposizione si trova in località Binaia a Nord dell'insediamento ed è stata compromessa dagli scavi clandestini. Il loculo in questione è caratterizzato da due cavità dette convenzionalmente A e B; la prima non ha restituito alcun materiale archeologico, mentre la seconda ha rivelato la presenza di una sepoltura collettiva indagata solo parzialmente a causa del cattivo stato in cui versa l'anfratto; infatti il pericolo di crollo della volta unitamente alla compromissione dovuta agli scavi clandestini e a un diaframma terroso fortemente coeso hanno limitato l'indagine del deposito archeologico. Gli unici elementi ceramici provenienti dalla suddetta tomba sono tre vasi acromi. Il primo ha corpo globulare, fondo piatto, attacco d'ansa e accenno di orlo. Il secondo, frammentario, ha forma aperta è dotato di orlo estroflesso ispessito e ansa. Il terzo, in stato anch’esso frammentario, presenta corpo globoso, fondo piatto, bocca ovale e due anse verticali collocate nel punto di raccordo tra collo e vasca. Tra i reperti trovati si segnalano 29 elementi di collana in calcare alabastrino, 21 vaghi in osso, un piccolo pendaglio ricavato da una conchiglia e due lame in ossidiana. Tutti questi elementi provengono dal settore S-O della sepoltura. In merito agli elementi di collana possiamo inoltre affermare che quasi tutti quelli in calcare alabastrino sono di forma cilindrica lievemente affusolati all'estremità. Dei 21 vaghi in osso 19 sono biconici-lenticolare o lenticolare mentre  uno è pseudo-rettangolare.
Dopo lo scavo della deposizione si è passati alla pulizia dell'area antistante che era intasata da massi inerenti alla volta che faceva da dromos della sepoltura. Dopo aver rimosso i detriti si è individuata una terza cavità che apre su un livello inferiore rispetto al piano della cella funeraria. Tale anfratto, profondo poco meno di un  metro, era riempito da un sedimento calcarenitico. All'interno, poggiato a una parete, era addossato un grande vaso alto 70 cm, integro, campaniforme, con bocca ovalizzante, fondo bombato, munito di tre anse a nastro verticali sopraelevati all'orlo, sette bottoni collocati a intervalli irregolari subito sotto ed una serie di quattro anse a nastro più grandi delle precedenti poste sulla parte mediana del vaso. All'interno è stata trovata una coppa-attingitoio frammentaria con decorazione dipinta appartenente alla facies di Castelluccio. Il vaso in questione presenta orlo verticale, profilo arrotondato ed ansa a nastro. La decorazione in nero su fondo rosso si compone di un motivo a bande incrociate incorniciato da fasce verticali sul corpo e dello stesso motivo a bande incrociate sull'ansa. Dal grande vaso provengono anche frammenti di cranio di un gatto, ossa di animali, denti di capra, ciottoli bruciati, ceneri e carboni. Dallo strato di riempimento della cavità provengono inoltre il manico fittile di un trapano e un'ascia in arenaria quarzosa. La particolarità di questo ritrovamento suggerisce un uso cultuale della sepoltura.
Un discorso a parte meritano la ceramica e i reperti scoperti all'interno dei fossati e nelle tombe che rivestono un arco cronologico che va dal Neolitico antico all'età del Bronzo antico.Procedendo in ordine di tempo i più antichi reperti sono quelli appartenenti   alla facies della “ceramica impressa”. Questa tipologia è caratterizzata da una decorazione a tacche, a unghiate, a punzonature circolari o a piccole V disposta in maniera casuale su tutta la superficie del vaso. La datazione di tali reperti è riconducibile al VI millennio a.C. Della tipologia in questione segnalo tre elementi;  il primo è un frammento di parete dotato di ansa orizzontale con una decorazione costituita da tre linee parallele; il secondo è un altro frammento di parete dotato di orlo decorato con una fascia rilevata obliqua decorata da tratti orizzontali e paralleli, il resto della superficie è decorata ad unghiate; il terzo è un fondo di vaso con piede ad anello decorato ad unghiate. Un utile confronto con le suddette ceramiche ci è offerto dalla documentazione pervenuta dalla grotta dell'Uzzo presso Trapani. Seguono gli esemplari della cosiddetta “ceramica bicromica e tricromica”. Tale tipologia è databile nel V millennio a.C. ed è caratterizzata dall'impiego di argilla sempre più epurata. Questa classe ceramica trova diffusione in tutta l'Italia meridionale ed in Sicilia. In merito alle decorazioni si possono distinguere diverse fasi di produzioni: le forme più antiche di decorazione pittorica sono monocromatiche: si tratta per lo più di bande, più o meno larghe, di colore rosso o bianco che si dispongono sulla superficie del vaso o come singole strisce di colore o in fasci. Ciò faceva sì che il vaso risultasse caratterizzato da due colori creando in questo modo l'effetto “bicromatico”. Seguono poi le ceramiche “tricromiche” caratterizzate da bande rosse marginate di nero. Tale decorazione adopera due diverse tonalità di colore (bruna rossastra e nera). Entrambe le categorie sopra analizzate trovarono largo sviluppo in Italia meridionale, in Sicilia e nelle Eolie. Le forme vascolari usate sono generalmente aperte; si tratta infatti di tazze a bassa carena, vasca emisferica il cui corpo veniva decorato dalla pittura. Del gruppo delle “ceramiche bicromiche e tricromiche” sono: un frammento di ciotola con corpo emisferico e bordo estroflesso, dotata di ansa cilindrica e decorata da un gruppo di tre fasce rosse intersecanti con altre tre disposte obliquamente. Un frammento attinente ad un bacino con orlo arrotondato decorato con spesse fiamme rosse. Una ciotola globulare dall'orlo estroflesso decorata da fasce rosse che si dispongono in maniera parallela sotto l'orlo e intersecate da altre bande creando un reticolo. Ancora segnalo un frammento di parete con decorazione tricromica a bande rosse bordate di bruno. Un'ansa a nastro dipinta in rosso e bordata di nero. Una ciotola globulare con orlo estroflesso e ansa a nastro orizzontale. La decorazione si compone di fiamme rosse bordate in nero sulla vasca mentre il collo è decorato con rombi in rosso-bruno marginate da fasce più scure. Un frammento di parete dotato di ansa tubolare decorata con una banda rossa marginata da una fascia bruna e un quadrilatero fatto con una doppia banda rossa e bruna. L'interno del quadrato è campito da linee parallele rosse e grigie. Rientra in questo gruppo un bacino a campana con profonda vasca di forma tronco-conica e con anse a nastro. La decorazione è composta da bottoni e festoni disposti sulla superficie del vaso. Una ciotola con piede a tacco con piccole bugne disposte in corrispondenza dell'orlo e altre poste nella parte mediana della pancia. Il frammento di una parete con bordo sottolineato da una fila di bottoni; un altro bacino con corpo emisferico e piede ad anello, un vaso globulare con collo distinto e provvisto di tre anse a nastro e un bicchiere con piede a tacco espanso, vasca profonda e pareti quasi verticali.
Altra tipologia presente nel sito di contrada Stretto è quella di Serra d'alto. Tale classe ceramica, a differenza delle altre fin qui trattate, presenta una forte coerenza stilistica e ricevette larga diffusione non solo nella nostra penisola ma anche a Malta e sulla costa dalmatica. I ritrovamenti riconducibili a questa facies si concentrano sia in abitati sia in grotte cultuali e anche in complessi sepolcrali. In merito all'origine della ceramica di Serra d'alto le ipotesi sembrano diverse; infatti alcuni studiosi avevano ravvisato un'analogia con la ceramica di Sesklo (Tessaglia) con la quale si sono riscontrate talune affinità sia per i temi decorativi sia per le forme vascolari. Le ceramiche tessale risultano tuttavia troppo antiche per effettuare un confronto con le produzioni della tipologia di Serra d'alto. Esclusi anche eventuali rimandi alla cultura di Dimini (sempre nell'area tessalica), Bernabò Brea ha suggerito un'origine autoctona di tale ceramica. In relazione alle forme vascolari, agli elementi decorativi e agli impasti si sono distinte almeno tre diverse fasi per la cultura di Serra d'alto. L'unica costante è costituita dai temi decorativi in bruno realizzati sull'impasto figulino chiaro. Il primo periodo presenta motivi a meandro, spirale e triangoli disposti a scacchiera. Le anse dei vasi, generalmente a nastro, sono talora sormontate da protomi zoomorfe. Nella seconda fase il decoro tende a miniaturizzarsi e le anse presentano una tettonica più complessa trasformandosi in complesse volute. Nella produzione più recente di Serra d'alto il tema decorativo si miniaturizza ulteriormente e si dispone sulle parti principali del vaso (collo, spalla e pancia). A questa fase appartengono i vasi dalle forme più complesse come quelli ovoidali con base a tacco e forte espansione nella parte mediana raccordata da collo cilindrico, ma non mancano anche le scodelle cilindriche a orlo estroflesso. Le anse si fanno tubolari, talora allungate non sempre forate. Appartenenti alla categoria in questione sono un frammento di ciotola globulare, parte della parete di un vaso con chevrons incisi; una ciotolina globulare con bugna sul punto di massima espansione, un vaso piriforme  con due anse tubolari verticali con pittura del tipo Serra d'alto, ancora un frammento di collo a pareti sottili decorato con motivo meandro-spiralico e un bacino biconico monoansato. Il vaso in questione ha la parte inferiore del vaso emisferica, quella superiore a pareti verticali, il bordo è estroflesso, l'ansa a nastro ha un'appendice plastica. La decorazione si compone di un meandro allungato campito in alto e in basso da zig-zag. Alla categoria Serra d'alto si aggiungono inoltre un frammento di collo con ansa rientrante, decorato da una doppia fila di triangoli campiti all'interno da triangoli più piccoli riquadrati da motivi a zig-zag; un piccolo vaso (forse una tazza) con collo breve e distinto decorato a due piccole bugne poste sul punto di massima espansione.
In ordine cronologico seguono le ceramiche della facies di Diana; il nome di questa categoria ceramica è dato dall'omonimo abitato di Lipari. Elementi distintivi sono: le argille ad impasto epurato e fine e dal colore dei temi decorativi che è rosso corallino.Questi vasi si trovano spesso in associazione con gli esemplari di Serra d'alto. Queste due tipologie sono simili ma la facies di Diana risulta essere più recente. Le forme sono semplici e dotate di orli distinti e anse a rocchetto. Segnalo per questa categoria un vaso frammentario con corpo carenato, orlo estroflesso e ansa a rocchetto e una ciotola con vasca carenata dotata di basso piede a tacco e decorato presso l'orlo con dei bottoni plastici.
Alla fine di questo breve catalogo sono le ceramiche appartenenti alla facies di Catelluccio stile Naro/Partanna. La fase castellucciana è contraddistinta da argille raffinate con colori che vanno dal giallo al rosso e decorate con motivi a bande incrociate o a scacchiera. In merito alle forme si annoverano bacini su alto piede  conico, pissidi con piccolo piede conico, bicchieri mono o biansati, ciotoline, vasi biconici. Appartengono a questa categoria: un bicchiere monoansato con piede a tacco decorato da una larga fascia articolata da reticolato e campito da sette linee parallele orizzontali disposte subito sotto, una scodella con due presine contrapposte dotata di vasca profonda ed emisferica e piede basso; una ciotola globulare con piede piatto, orlo rientrante e presa a spatola; un vaso biconico con ansa a nastro e fondo piatto con decorazione composta da una serie di triangoli provvisti di scacchiera interna; un'olla monoansata con orlo rientrante, una ciotola con bordo crestato, ansa a spatola e fondo piatto, e infine un bacino su basso piede, vasca profonda ed emisferica; la superficie è decorata da triangoli con scacchiera  interna.



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