Archeologia sperimentale: l'arco preistorico
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Il nuovo libro di archeologia sperimentale sull' arco preistoricoSi intitola “Catene operative dell’arco preistorico” l’ultima realizzazione didattica della Soprintendenza per i beni archeologici della Provincia autonoma di Trento che si affida ad un libro e a un video per raccontare l’esperienza di archeologia sperimentale che San Lorenzo in Banale e Fiavè hanno ospitato nel 2002.
Il volume di 220 pagine è a cura di Paolo Bellintani, archeologo della Soprintendenza per i Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento e di Fabio Cavulli del Laboratorio di Paletnologia dell’Università degli Studi di Trento, mentre il dvd della durata di 15’ è stato curato da Ornella Michelon, collaboratrice della Soprintendenza e realizzato dal Centro Audiovisivi dell’Ufficio Stampa della Provincia autonoma di Trento.
Da alcuni anni la Soprintendenza per i Beni archeologici della Provincia si occupa intensamente di archeologia sperimentale, una disciplina che in Italia ha una storia recente, non più di 30 anni. Luogo ideale per la sperimentazione si è rivelato il sito palafitticolo di Fiavè, che con sempre maggiore frequenza è sede di incontri di studio e ricerca a cui partecipano studiosi ed esperti del settore di calibro internazionale.
L’area archeologica ospita nei mesi estivi, da otto anni a questa parte, “Ma come facevano a fare …?” incontri e percorsi didattici per bambini e adulti realizzati in collaborazione con l’APT Terme di Comano – Dolomiti di Brenta.
Archeologia sperimentale ed eco-archeo-turismo sono termini che ricorrono sempre più spesso tra gli studiosi e gli appassionati di archeologia, tant’è che si tratta di un tema più che mai importante non solo per un approccio sistemico della conoscenza del passato, ma anche per una maggiore valorizzazione del patrimonio archeologico. “Sperimentare” non è soltanto riprodurre utilizzando la tecnologia antica, ma anche e soprattutto sottoporre a concreti test di verifica le operazioni e i processi manuali dei nostri antenati preistorici, basandosi su tracce riconosciute come “spie” di azioni, processi e comportamenti.
Ecco perché dopo il convegno dal titolo “Archeologie sperimentali. Metodologie ed esperienze fra verifica, riproduzione, comunicazione e simulazione”, tenuto dal 13 al 15 settembre 2001 e di cui sono stati pubblicati gli Atti, nel 2002 si è voluto organizzare un incontro di carattere seminariale specificamente dedicato all’arco nella preistoria. L’arcieria è infatti un argomento poco presente nella tradizionale letteratura paletnologica, data la scarsità di reperti (quasi esclusivamente le punte di freccia) a livello europeo. Eccezionale risulta invece la situazione della regione Trentino – Alto Adige che ha restituito, nel corso del XX secolo, otto o nove archi provenienti soprattutto dalle palafitte di Ledro e Fiavè, fino a quello di Ötzi.
Oltre che un’introduzione nel mondo dell’arcieria preistorica europea e trentina, “Catene operative dell’arco preistorico” voleva essere ed è stato un incontro di studio orientato in senso formativo, rivolto a laureandi e laureati in discipline archeologiche e agli operatori del settore interessati a fare dell’archeologia sperimentale un metodo di lavoro, sia nella ricerca che nelle diverse forme della divulgazione.
Per tale compito hanno aderito Istituzioni italiane ed estere: l’Università di Trento (Annaluisa Pedrotti, Stefano Grimaldi e Fabio Cavulli), il Museo Tridentino di Scienze Naturali (Gian Paolo Dalmeri), il Museo Archeologico di Bolzano (Angelica Fleckinger), il Museo Civico di Storia Naturale di Verona (Laura Longo), l’Università di Ferrara (Carlo Peretto) e il Musée du Malgré – Centre d’Etudes et de Documentation Archeologiques - di Treignes, Belgio (Pierre Cattelain).
Dopo la prima giornata dedicata alle relazioni introduttive, cuore dell’iniziativa sono state le due giornate dedicate ai laboratori sperimentali, curati da esperti di arcieria storica (Stefano Benini, Oscar Manuel Gonzalez, Celestino Poletti). Nell’ormai tradizionale cornice dell’area palafitticola di Fiavè i partecipanti (circa una settantina) hanno potuto non solo assistere alla ricostruzione delle varie fasi di lavorazione di archi e frecce, ma anche provare personalmente alcune di queste operazioni.
Per maggiori Informazioni contattare la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Trento, Via Aosta, 1 - 38100 Trento, tel. 0461 492161 - 0461 492182, e-mail: sopr.archeologica@provincia.tn.it





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