La tecnica pittorica dell'affresco nell'antichità

di Michele Gagliani
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Affresco dalla Casa delle Maschere di Solunto: maschera teatraleL'affresco costituisce una delle più affascinanti tecniche pittoriche di tutti i tempi, soprattutto grazie alla possibilità - propria di tale tecnica - di dipingere su superfici di grandi dimensioni e realizzare così opere di grande effetto visivo. La parola “affresco” deriva dalla particolare tecnica di stendere il colore direttamente sull'intonaco ancora fresco: questo per permettere una reazione chimica che si viene a determinare tra la calce presente nell'intonaco e l'anidride carbonica dell'aria e che prende il nome di “carbonatazione della calce”; tale reazione costituisce l'unico legante e fissativo del colore sul supporto murario. Già noti scrittori dell'antichità come Vitruvio (I sec. a.C), autore del De Architectura, e Plinio (I sec. d.C.), autore del Naturalis Historia, ci parlano di una tecnica pittorica sui muri da eseguire quando l'intonaco è ancora umido, e ciò testimonia le origini antichissime dell'affresco, che venne molto utilizzato in passato non solo dai pittori latini, ma anche da quelli greci, egizi ed asiatici.
Da un punto di vista tecnico si tratta di una pittura molto complessa da realizzare, e ciò spiega perché purtroppo sia stata oggi praticamente abbandonata e sostituita da altre tecniche moderne più facili e veloci. Per poter eseguire un affresco, infatti, bisogna partire dalla struttura muraria dove andranno stesi l'intonaco e quindi i colori, che deve essere costituita da un'unica qualità materia (o pietre o mattoni), in quanto la struttura mista può causare nel tempo la decoesione tra la struttura muraria e il supporto pittorico.
Anche la malta utilizzata per realizzare la struttura muraria deve avere delle caratteristiche ben precise, e cioè deve essere costituita da calce e sabbia, o da calce e pozzolana e/o pomice: quest'ultimo impasto era assai diffuso in Italia in epoca romana. Realizzata la struttura muraria si passa alla stesura dell'intonaco, che costituisce il supporto pittorico dell'affresco e che si compone di due strati detti “arriccio” e “intonaco”.
L'arriccio costituisce il primo strato, quello che aderisce al muro, e il suo spessore di solito non supera i due centimetri, anche se spesso, in caso di pareti dalla superficie scabrosa e discontinua (ad esempio quelle realizzati in pietra), veniva preceduto da uno strato di intonaco detto “rinzaffo”. All'arriccio segue la stesura dell'intonaco vero e proprio, che in genere presenta uno spessore di appena 2-6 mm, anche se in alcuni casi raggiunge spessori di dimensioni maggiori al fine di poterlo mantenere umido più a lungo, e quindi terminando l'intera decorazione senza lasciare linee di giunzione dell'intonaco in evidenza, come si può osservare per esempio in alcuni affreschi di Pompei, in cui non si distinguono le varie giornate di stesura dell'intonaco stesso. L'affresco infatti, come si può facilmente intuire, non veniva eseguito tutto nella stessa giornata, e di conseguenza anche l'intonaco che doveva servire da supporto veniva steso in più giornate, secondo l'esigenza del decoratore. Stava alla sua abilità ed esperienza, infatti, capire quanto intonaco stendere in una giornata in base alla pittura che pensava di poter realizzare su quella porzione di intonaco prima che si asciugasse, rendendo impossibile l'esecuzione dell'affresco. I punti di giunzione tra una zona dipinta e l'altra da dipingere venivano effettuati tagliando di sguincio i bordi e sovrapponendo il successivo strato di intonaco.
Spesso nell'antichità veniva tracciato sull'arriccio un disegno preparatorio, detto “sinopia” dal luogo d'origine della terra rossa utilizzata, che aveva il duplice scopo di mantenere visibili le parti di arriccio non ancora ricoperte da intonaco per eseguire meglio i collegamenti del disegno e di dare un'idea generale dell'effetto finale della rappresentazione non solo all'artista ma anche al committente.
Infine, i colori utilizzati per l'affresco dovevano avere caratteristiche particolari di resistenza agli agenti atmosferici e soprattutto all'azione caustica della calce: quelli che meglio rispondono a tale esigenza sono i pigmenti di origine minerale (terre, silicati, grafite, carbonato di calcio, ecc.).
I pigmenti venivano stemperati in acqua e quindi stesi sull'intonaco fresco utilizzando un pennello morbido; a tal proposito si tenga presente che l'artista doveva avere grande esperienza nello scegliere le tonalità giuste, dal momento che i colori usati per l'affresco al momento della stesura non sono quelli definitivi poiché subiscono dei mutamenti nel corso dell'essiccamento.



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